La chiamano silver economy, letteralmente “economia d’argento”, e indica il giro di affari della fascia di popolazione oltre i 65 anni di età. Si sa, l’Europa invecchia e con essa l’Italia attraverso ritmi persino maggiori. L’elemento nuovo è il cambio di paradigma nel giudizio sul fenomeno. Considerare solo i costi dell’invecchiamento della popolazione non ci consente di focalizzarci sulle risorse.
Secondo il Rapporto Censis-Tendercapital, il primo nel suo genere, presentato in Senato lo scorso 29 ottobre, “si invecchia non quando si va in pensione ma quando si diventa dipendenti da altre persone”.
Tre sono i punti, a mio avviso, fondamentali che ho sintetizzato anche durante il mio intervento in Senato. Riguardo all’aspetto previdenziale risulta evidente che l’allungamento dell’aspettativa di vita ed il miglioramento delle condizioni di salute aumentano il numero degli anni di pensionamento e la proporzione tra il tempo trascorso in pensione e il tempo trascorso al lavoro. In funzione di ciò, e sulla base del Report della Comunità Europea sulla sostenibilità del sistema pensionistico in Europa, si è potuto individuare il rapporto tra gli anni lavorati e gli anni di pensionamento, percentuale che in Italia ammonta al 50%. Dall’aumento dell’aspettativa di vita scaturisce un conseguente incremento dell’attività lavorativa degli individui i quali, rimanendo attivi nel mercato del lavoro, concorrono a muovere ulteriormente l’economia.
Tutto ciò presenta positività che inevitabilmente possono compromettere alcuni aspetti previdenziali. Immaginiamo la nostra Cassa di previdenza Enpab alle prese con l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione e della speranza di vita e con l’inevitabile conseguenza di dover abbassare sempre di più le pensioni in un sistema a capitalizzazione già minato nell’adeguatezza.
La fotografia restituita dal centro studi di Adepp presenta gli over 65 come professionisti che vivono una “seconda giovinezza”: il numero dei pensionati attivi varia da un minimo del 30% a un massimo del 60%. Sulla base dei dati pubblicati da Adepp nel 2018 la nostra Cassa Enpab, su 14.436 iscritti, presenta un numero di pensionati pari a 1.499 unità, di cui attivi 545 (36% del totale dei pensionati). Sulla base di un’analisi condotta da Itinerari Previdenziali si evince la crescita del numero dei pensionati attivi, degli “old-preneurs” ovvero gli imprenditori over 65. Tale analisi dimostra come in Italia si aprono nuove partite iva da parte di pensionati che, terminato il loro ciclo lavorativo dipendente, iniziano un’attività libero professionale.
Tutte queste analisi portano a preconizzare un nuovo patto generazionale invertito dove è l’anziano (sia pensionato attivo che in pensione) a sostenere il giovane. In che modo? In Enpab il gettito del contributo integrativo va a costituire in parte il nostro fondo dedicato all’assistenza. È suggestivo pensare (in proiezione) che proprio un anziano, nella sua seconda giovinezza, incida su quel fondo con un gettito dell’integrativo più nutrito, proprio perché proporzionato al suo volume d’affari. In questo modo l’assistenza sarà rivolta ai più giovani anche con il contributo economico dei pensionati attivi. Il pensionato, inoltre, è un ausilio per l’aggregato famiglia in senso esteso. Lo sviluppo della silver economy favorisce un significativo progresso sul piano sociale, affidando, agli over 65 un ruolo centrale, attraverso una sinergia trans-generazionale che funge sia da sostegno al lavoro per le giovani coppie ma anche da impulso positivo nel mercato del lavoro.
Sulla base di quanto osservato dovremmo ripensare a nuove forme di welfare attivo ritagliato per gli over 50. Lo sviluppo di un’industria innovativa che vada anche ad arricchire i dati evidenziati nel Libro Bianco Adepp con azioni di welfare attivo ad oggi primariamente dedicate alle start-up e all’ingresso nel mondo del lavoro (work more). In proiezione non solo i giovani iscritti alle Casse di previdenza ma anche i più anziani necessiteranno di un sostegno al lavoro innovativo e creativo (work longer).
Se proponiamo oggi azioni di welfare sui giovani, in un sistema contributivo che possa garantire loro la silver economy di domani, troveremo un ritorno circolare sul gettito dell’integrativo. Orientando le nostre azioni in direzione di un “work more, work longer” il sostegno agli over 65 dovrà passare attraverso un welfare attivo a loro dedicato, come immaginato dai focus dell’Unione europea con il concetto di formazione trans-generazionale, in cui i liberi imprenditori over 65 dovranno essere accompagnati nei processi di ammodernamento e di digitalizzazione pensati per le loro necessità”.