L'impatto fiscale dell'invecchiamento rappresenta una sfida significativa per l'Europa, con effetti già evidenti nel corso dei prossimi venti anni. Analizzare le criticità che potranno presentarsi in un prossimo futuro significa programmare piani di azione grazie anche al confronto con le altre esperienze europee. Con questa prospettiva Enpab partecipa alla conferenza «Disruptive effects of demography and digitization on social security of Liberal Professions» organizzata a Bruxelles da Adepp, l'associazione nella quale confluiscono 19 Casse di previdenza privata che rappresentano oltre 2milioni di professionisti e Abv, l’Associazione che rappresenta tutte le 89 Casse di previdenza dei professionisti in Germania.
Nel suo intervento la presidente Tiziana Stallone illustrerà le dinamiche demografiche degli iscritti, il cui numero è cresciuto in maniera più che costante del 4.1% passando da 14.475 a 15.070, (al netto dei professionisti che hanno cessato l’attività e conseguentemente si sono cancellati dall’Ente) confermando di fatto una costante nell’aumento dei liberi professionisti biologi.
Analizzando nel dettaglio la composizione della categoria professionale dei biologi si conferma un altro dato positivo rappresentato dalla componente giovanile, prevalentemente femminile: le iscritte biologhe rappresentano il 72% della categoria. Tra le iscritte donne la classe di età maggiormente rappresentata è quella dai 30 ai 34 anni e ben il 62% delle iscritte ha un’età compresa tra i 30 ed i 45 anni. Mentre tra gli uomini liberi professionisti la situazione è significativamente diversa ed in qualche modo mediamente equilibrata. Anche tra gli uomini, in ogni caso, si registra una crescita delle percentuali di iscritti giovani. La ripartizione territoriale conferma, infine, la prevalenza di iscritti risidenti nell’Italia del sud (46%) mentre minore è la concentrazione dei biologi residenti nelle regioni del centro (33% ) e del nord (21%).
Il lavoro che cambia
Per “investire” nella previdenza la politica di un Ente non può prescindere, per quanto possibile, dall'attualizzare le iniziative che potrebbero prevenire i riflessi negativi legati ad una crisi del lavoro, a prescindere dai fattori che condizionano la crisi stessa, La politica previdenziale, in altri termini, deve essere improntata verso una scelta di prevenzione, che analizza in maniera puntuale le esigenze professionali della categoria a cui si rivolge.
La professione di biologo 15-20 anni fa era prevalentemente legata alla attività laboratoristica. Attualmente ancora un 14% degli iscritti è titolare o socio di un laboratorio di analisi, mentre il restante 86% degli iscritti appartiene a diverse aree della libera professione: molti sono nutrizionisti, ma anche professionisti dell'ambiente, della cosmesi, della farmaceutica, della genetica.
I cambiamenti in atto, sia del lavoro e sia della previdenza, rappresentano il tema centrale sul quale tutti gli attori della previdenza, come noi, si confrontano, ed è il tema centrale del “Il Libro Bianco per un welfare della persona nell’era della quarta rivoluzione industriale”. La formazione rappresenta una "spesa" necessaria per i nostri iscritti; per questo l'Ente si è dotato di strumenti, quali la piattaforma on line che consente - con costi davvero irrisori - di assicurare un risparmio economico ai colleghi.
La formazione universitaria rischia di essere non aggiornata a fronte delle sempre più mutevoli esigenze della società e del contesto lavorativo.
Le azioni di welfare strategico
L'Ente ha puntato sul coinvolgimento concreto degli studenti universitari, promuovendo la loro partecipazione ad alcune iniziative di welfare (si pensi alla Giornata Nazionale del Biologo Nutrizionista). L'obiettivo è quello di far condividere un'esperienza sul campo, concretizzando lo spirito della riforma del mondo lavoro relativamente all'alternanza tra la scuola e la professione per la quale ci si sta formando.
Quando parliamo di previdenza, quindi, ci si pone il problema di una prospettiva di lungo periodo, ma una prospettiva di lungo periodo può esserci solo se già oggi si riesce a pensare e a prefigurare ciò che sarà, ciò che accadrà, come cambieranno le cose. I requisiti essenziali per qualsiasi sistema previdenziale sono: equità e sostenibilità intergenerazionale. Attualizzando questo principio, il nostro Ente ha sperimentato e sta sperimentando diverse iniziative rivolte alla visibilità della professione e del professionista. Le strategie di welfare integrato, delle quali noi tutti siamo oramai fortemente convinti, possono e devono sostenere non solo le opportunità dovute a momenti particolari della vita (assistenza), ma anche e soprattutto le attività professionali dei più giovani o di chi, per vari motivi, si trovi ad affrontare una diminuzione reddituale e professionale (welfare strategico).
Le percezioni dei cambiamenti devono generare sempre positività verso il futuro, soprattutto quando la professione richiede una grande competitività e una larga formazione che si fonda quasi sempre sulla velocità del progresso scientifico e tecnologico. Sulla base dei dati raccolti dal nostro Centro Studi si è potuto verificare concretamente come, seguendo i parametri del reddito, del genere, dell’incrocio di domanda e offerta di esperti della nutrizione, della diffusione geografica per aree di popolazione, le politiche di welfare attivo operate nel corso degli ultimi 4 anni abbiano inciso sensibilmente nelle loro dinamiche reddituali.