Newsletter del 19/07/2013
Come calcolare la tua pensione
L'ENPAB conquista gli onori della cronaca con interventi significativi in favore dei propri iscritti. In particolare, la delibera assunta dal Consiglio di Amministrazione di incrementare di 3.000 euro i montanti è stata accolta con particolare interesse dai mass media e le testate giornalistiche specializzate – Italia Oggi, il Sole 24 Ore, 24 Ore Sanità – ne hanno dato particolare risalto.La scelta dell'Ente, oggi decisamente unica nel mondo delle Casse di previdenza, apre uno scenario nuovo. L'entusiasmo può essere lambito solo per l'attesa dei pareri ministeriali.
D'altro canto l'ENPAB, nel rispetto dei principi statutari e regolamentari, ha semplicemente legittimato l'uso a fini previdenziali di parte degli avanzi di gestione dell'Ente. L'ENPAB, come tutte le casse di previdenza, non ha scopo di lucro, bensì persegue il fine mutualistico. Per capire sino in fondo il modo in cui le casse di previdenza dei professionisti, biologi inclusi, gestiscono i versamenti degli iscritti, è opportuno fare ancora un po' di chiarezza sui meccanismi tecnico-legislativi che presiedono a tali operazioni ed a costo di diventare noioso, ritengo che una breve ricapitolazione dei principi cardine su cui si basa la previdenza privata valga la pena di esser fatta.
Cominciamo con i termini fondamentali e distinguiamo chiaramente i due sistemi che spesso si confondo, il sistema di calcolo della pensione ed il sistema di finanziamento: sistema retributivo e contributivo sono i due modelli su cui si basa il calcolo della pensione; il primo, sistema retributivo, è un patto generazionale tra chi è in pensione e chi è ancora in attività. Ha il vantaggio di erogare pensioni socialmente sostenibili (pari a circa l'80% della media dello stipendio degli ultimi anni di lavoro), ma ha lo svantaggio di essere oggi economicamente insostenibile. Infatti, il pensionato che gode del trattamento retributivo riceve, in termini di pensione, più di quanto ha versato. La differenza tra ciò che riceve e ciò che ha versato è a carico dei lavoratori attivi. Il sistema regge bene quando il rapporto tra attivi e pensionati è nettamente a favore dei primi, ma diviene impossibile da gestire quando tale rapporto si abbassa, come sta accadendo oggi, a 4 attivi per ogni pensionato. Dunque, bisogna escogitare qualcosa di nuovo e questo qualcosa di nuovo si chiama sistema contributivo, che poi tanto nuovo non è perché è in vigore in Italia dal 1996 con l'avvento delle c.d. casse 103 che lo hanno adottato come sistema contributivo puro; non di meno, dal primo gennaio 2012 la previdenza in generale adotta il sistema di calcolo contributivo.
Dal 2040 tutta la previdenza in Italia sarà erogata con il sistema contributivo puro. Questo sistema prevede una pensione commisurata ai versamenti effettuati durante la vita lavorativa. Di per sé è economicamente blindato, non c'è nessun intervento economico dall'esterno nella determinazione della pensione che si alimenta dei soli contributi versati. L'altra faccia della medaglia è che le pensioni erogate con il contributivo sono decisamente basse ed inadeguate; derivano da un puro e semplice calcolo matematico basato sul sistema di finanziamento della pensione, il c.d. modello a capitalizzazione. Il sistema infatti attinge la risorsa necessaria per alimentare il rateo pensionistico esclusivamente dal montante contributivo dell'iscritto.
Ma vediamo un esempio concreto ed immaginiamo un ipotetico professionista (biologo, agronomo, attuario, ecc.) che versa alla sua cassa di previdenza un contributo annuo di euro 3.000,00 dal 1996 al 2012, momento in cui compie 65 anni e decide di andare in pensione.
Immaginiamo altresì che il contributo sia "tutto" destinato al montante contributivo, ben sapendo che le somme versate dall'iscritto comprendono anche il contributo di maternità ed il contributo integrativo, esclusi dal computo del montante individuale dell'iscritto. Il totale dei suoi versamenti ammonterà a 51.000,00 euro. Questi versamenti saranno obbligatoriamente rivalutati ogni anno dall'Ente di previdenza per un importo pari alla media quinquennale del PIL nominale, il cui indice è comunicato per tempo dai Ministeri vigilanti. Il totale delle rivalutazioni dal 1996 al 2012 sarà di 15.441,21 euro, determinando così il "montante" individuale del professionista (versamenti + rivalutazione) pari ad euro 66.441,21. Su questa cifra si deve calcolare la pensione. Ma come si fa? E' molto semplice!
L'aspettativa di vita per gli uomini in Italia è di circa 79 anni, per cui il montante deve essere diviso per il numero di anni che statisticamente segnano l'essere in vita del nostro pensionato (aspettativa di vita a 79 anni meno i 65 anni già compiuti, uguale 14 anni). È bene precisare però che il riferimento temporale (1996-2012), non è proprio quel che si intende un congruo lasso di tempo; tuttavia, tenuto conto che la cassa di previdenza è di giovane costituzione e che molti degli iscritti hanno iniziato la loro storia previdenziale ormai prossimi all'età pensionabile, l'esempio proposto appare il più plausibile. Diversamente se l'iscritto nel 1996 fosse all'esordio della carriera professionale ed ovviamente giovane di età, dopo quarant'anni di contribuzione il montante sarebbe decisamente molto più alto.
Ma torniamo al nostro esempio e vediamo come interviene il coefficiente di trasformazione che, fornito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, serve a distribuire il montante per il numero di anni previsto dai calcoli sull'aspettativa di vita. Il coefficiente in questione ad oggi è 0,05435, per cui, moltiplicando 66.441,21 per 0,05435 si avrà un risultato pari a 3.611,08 euro l'anno. Dunque, 3.611,08 euro diviso 12 mensilità sarà pari a 300,92 euro al mese. Come si vede non c'è assolutamente nulla di complicato o di oscuro. La pensione si determina, ed è inesorabilmente definita, con un banalissimo conto che prevede l'uso di somma e moltiplicazione ed è alla portata di chiunque, anche di un bambino delle scuole elementari.
Su questi calcoli gli Enti di Previdenza non hanno nessun poter d'intervento, che si tratti di casse di professionisti, di INPS o di INPDAP. Il montante degli iscritti viene rivalutato obbligatoriamente ogni anno di una percentuale fornita dal Ministero del Lavoro e rimane una voce di debito nei bilanci degli Enti previdenziali, un debito a favore degli iscritti. Questi importi non possono essere assolutamente usati per nessun altro scopo che non sia il trattamento pensionistico dell'iscritto.
Per alleviare il problema delle pensioni basse l'ENPAB ha promosso, insieme ad altre casse di professionisti, due variazioni sul tema. La prima consiste nell'aumentare il contributo soggettivo dal 10 al 15% del reddito, con un incremento dell'1% l'anno per 5 anni. La seconda è l'aumento del contributo integrativo (altro termine importante) dal 2% al 4%.
Il biologo versa, contestualmente al contributo soggettivo, anche il contributo integrativo che incassa dal committente (la Pubblica amministrazione paga solo il 2%, ogni altro committente si vedrà annotare sulla fattura la rivalsa del 4%). La vera novità è che il 2% del contributo integrativo va a coprire le spese di gestione dell'Ente ed il rimanente 2% viene riversato sui montanti degli iscritti. Per cui l'attuale montante di ognuno degli iscritti all'Enpab consiste di 3 distinte voci: 1) contributo soggettivo (dal 2013 pari all'11% del reddito); 2) rivalutazione annuale a termini di legge (media quinquennale del PIL nominale); 3) 2% del contributo integrativo. Quindi, più si versa, più alto è il montante, più alta sarà la pensione. Di converso, meno si versa, più basso sarà il montante, più bassa sarà la pensione.
L'Idea che le casse di previdenza possano usare a loro discrezione i contributi acquisiti è del tutto destituito di fondamento. Ogni delibera presa dagli organi collegiali degli Enti, quindi ogni tipologia di spesa, è posta al vaglio di due Ministeri prima di essere operativa. A questo si aggiunge: - la vigilanza svolta dai Sindaci che siedono nei consigli di amministrazione e nei consigli di indirizzo generale; - la valutazione di una società di revisione e certificazione sul bilancio consuntivo; - lo scrutinio annuale della Corte dei Conti; - ed infine la valutazione della COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), che controlla lo stato degli investimenti degli Enti di previdenza per assicurare la corretta gestione degli stessi. La materia previdenziale quindi è tanto complessa quanto complesse sono le norme che la governano, non certo i parametri usati per calcolare l'assegno pensionistico che, come avrete notato, è inesorabilmente semplice. L'impegno che si assumono le Casse di previdenza nei confronti dei propri assistiti è di riconoscere pensioni adeguate anche durante l'attuale ed evidente stato di crisi strutturale; per questa ragione l'incremento di 3.000 euro sul montante individuale degli iscritti alla Cassa di previdenza in favore dei biologi è da considerare un passo importante.
Il Presidente ENPAB Dott. Sergio Nunziante
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